Prima dell'inizio delle conferenze |
Sono circa le 10 ed è terminata la presentazione della Festa della Matematica. Brillantissimo il Dott. Tommaso Marino, per aver ben introdotto le due conferenze del mattino, gli sponsor e le gare del pomeriggio. Fra gli sponsor c'è una new entry: Pizza e Scienza, che aveva già fornito anticipazioni sull'evento. In sala è presente anche Gravità Zero, sulle cui pagine - alcuni giorni fa - è stata pubblicata un'intervista a Giovanni Filocamo, noto divulgatore scientifico, nonché relatore della seconda conferenza della mattina.
E' appena cominciata la prima "conferenza-spettacolo", con la voce narrante di Daniele Squassina e la chitarra di Maurizio Lovisetti. Il titolo è intrigante, "La formula segreta" e - nell'introduzione - viene posto il quesito: "Come si risolve un'equazione di terzo grado?"
Intorno a questa domanda si sviluppa - anche tramite immagini molto suggestive - una storia che ci mostra il lato umano della matematica. Tutto comincia in una tragica notte, quella fra il 18 e il 19 febbraio 1512, quando Brescia è sotto assedio e Niccolò Tartaglia si rifugia nel Duomo, pensando di essere al sicuro. Purtroppo in quella notte egli verrà ferito gravemente - anche alla bocca - e comincerà a balbettare (ed è questa l'origine del suo cognome).
L'equazione cubica senza termine di 2° grado. Risolvibile con la formula di Tartaglia. |
La potenza di Tartaglia è palpabile nel momento in cui egli riesce a trovare una formula risolutiva per una determinata tipologia di equazioni di 3° grado: quelle a cui manca il termine di 2° grado. Cardano, che era soprattutto un medico (peraltro con il vizio del gioco), vuole la formula, ma dopo tanto insistere ottiene solo una poesia, all'interno del quale è celata la formula. Ma non riesce ad estrarre la formula dalla poesia. Poi però trova un metodo per risolvere le equazioni di 4° grado, riducendole ad equazioni di terzo, del tipo di Tartaglia. E nel 1545 pubblica un libro, passato alla storia con il nome di "Ars Magna".
La formula di Tartaglia in versi |
Non ci sono resoconti ufficiali sull'esito della disputa fra Tartaglia e Cardano. Ma - probabilmente - non vinse nessuno dei due. E' vero che Cardano conquistò una maggiore celebrità (rispetto a Tartaglia), ma è anche vero che passò gli ultimi anni della sua vita "in ritiro", a scrivere la sua autobiografia. E vide i suoi risparmi sparire a causa del figlio, anch'egli - come il padre - con il vizio del gioco.
Tartaglia tornò a Venezia a fare il maestro d'abaco, e morì sostanzialmente in povertà. Lasciò soltanto qualche capo di abbigliamento, come pantaloni e camicie e qualche lenzuolo. Tutte cose vecchissime.
Maddalena. Forse avvelenò Ludovico Ferrari |
A vincere fu piuttosto Ludovico Ferrari, allievo di Cardano, ma non ebbe molti anni per godersi la gloria. Infatti - dopo alterne vicende - ritiratosi a vivere a Bologna con la sorella Maddalena, morì all'età di 43 anni, avvelenato. Probabilmente fu ucciso dalla sorella, che due settimane dopo il funerale, ereditò e si sposò. Ma poi venne abbandonata dal marito, che la lasciò in miseria.
Nella seconda conferenza della mattina, entra in scena Giovanni Filocamo, ma questa è un'altra storia. La trovate su Gravità Zero !!! E questo è un ottimo video sulla storia dell'algebra, realizzato da Leonardo Petrillo, curatore del Blog Scienza e Musica.
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