domenica 1 febbraio 2015

LA PIZZA ITALIANA DEVE DIVENTARE PATRIMONIO UNESCO

Sono oltre 200 mila le adesioni aggiunte in pochi mesi dalla petizione per chiedere l’inserimento dell’Arte della Pizza nella “Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità” con l’adesione della Coldiretti alla campagna lanciata sulla piattaforma Change.org

arte della pizza patrimonio unesco


La pizza è uno dei prodotti gastronomici "Made in Italy" più conosciuti al mondo, uno dei più importanti simboli del nostro Paese.

La falsificazione dei prodotti alimentari made in Italy, fenomeno denominato "italian sounding”, si allarga tuttavia a macchia d'olio, producendo enormi danni alla nostra economia e, secondo le ultime stime Coldiretti, costerebbe all'Italia 300.000 posti di lavoro. Il fatturato del falso Made in Italy - nel solo settore agroalimentare - ha superato i 60 miliardi di euro, un danno economico davvero non trascurabile.

L'arte della pizza, che ben ci rappresenta nel mondo, è una conoscenza tradizionale e un bene immateriale che merita il riconoscimento da parte dell'Unesco. La pizza napoletana è l'unico tipo di pizza italiana riconosciuta in ambito nazionale ed europeo. Dal 4 febbraio 2010, infatti, è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea.

È giusto che l'Italia proponga alla sede centrale UNESCO di Parigi l'inserimento dell'Arte della Pizza nella "Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità".
Il riconoscimento da parte dell'Unesco proteggerebbe la pizza e l'economia ad essa legata, dal fenomeno dell'italian sounding. Riconoscere la pizza è un'occasione per salvaguardare il made in Italy.

Le firme sono state consegnate al Presidente della Commissione Italiana Unesco, Prof. Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma in piazza Firenze, e sono state raccolte insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio che ha consegnato le firme insieme a Roberto Moncalvo, Presidente della Coldiretti, Franco Manna, Presidente di Rossopomodoro, Jimmy Ghione, Giuseppe Castiglione, Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed Elio Lannutti, Presidente dell’Adusbef.

Partita a Settembre dal Napoli pizza Village, la raccolta firme ha fatto il giro d’Italia, raccogliendo le adesioni di esponenti politici, del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. Oltre 5mila le firme raccolte in Basilicata.

“Il riconoscimento dell’Unesco è importante sia perché la pizza è un simbolo dell’Italia sia perché nel nostro Paese c’è una grandissima tradizione culinaria”, ha affermato il presidente della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto nel sottolineare che “così facendo ci difendiamo dalla concorrenza sleale ed evitiamo prodotti preparati con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’Est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale. Questo aiuterebbe anche la nostra economia agricola regionale”.

Un’occasione per fare chiarezza anche in Italia dove secondo una analisi della Coldiretti quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

Dal 1 maggio 2015 l’Italia ospiterà l’Expo Universale: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, dedicata all’agricoltura e alla sostenibilità. È importante che nel marzo 2015 l’Italia, sbloccando la pratica ferma dal marzo 2011, formalizzi al Comitato Intergovernativo dell’UNESCO la candidatura dell’“Arte della pizza” che sicuramente è il prodotto della tradizione italiana più conosciuto al mondo, nella certezza che tal misura contribuirebbe a garantire l’origine italiana degli ingredienti e la qualità igienico sanitaria nella preparazione.

La raccolta firme continua anche nel mese di febbraio nei punti di raccolta e sul sito di Change.org 

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