sabato 22 agosto 2015

QUANTE COSE IN UN CHICCO DI GRAMINACEA

Pizza ortolana (Ristorante "A figlia d'o
marenaro" - Napoli)
Cosa c'è di meglio di una bella pizza ortolana? Una pizza ortolana gustata a Napoli, ovvero nel luogo in cui la pizza è nata. Quel cornicione alto e la foglia di basilico richiamano immediatamente la tradizione napoletana.

Ma, senza farina, il vostro piatto resterebbe vuoto. Niente pizza. E allora, cosa succede nel piccolo chicco di una graminacea?

Innanzitutto dobbiamo considerare la strategia della pianta, che è quella di morire, per consentire la nascita di tante vite. Come fanno i genitori con i propri figli, la pianta madre - nell'ultima fase della sua esistenza - si preoccupa di ciò che servirà ai suoi figli per crescere e svilupparsi.

Ma com'è fatta una pianta di graminacea? E' costituita da un asse principale, spesso verticale, detto culmo. Quest'ultimo è composto da nodi e internodi. Dai nodi si dipartono le foglie. Le radici si sviluppano nei primi 10-15 centimetri di terreno.

All'apice del culmo si trova l'infiorescenza (spiga o pannocchia). Il polline, che in genere comincia ad essere trasportato dal vento nel mese di maggio (e ne sanno qualcosa coloro che sono allergici alle graminacee), è caratteristico della fase di fioritura.
Spiga (Benevento)

Il successo della fecondazione consente la nascita di un frutto secco (che ha solo il 13%/14% di contenuto idrico), detto cariosside. Esso contiene una pianta in miniatura, un magazzino di sostanze nutritive (zuccheri, proteine, vitamine, grassi, fibre) e tutte le informazioni genetiche necessarie per il suo sviluppo. Quest'ultimo procede soltanto grazie all'acqua: infatti, solo quando il contenuto idrico della cariosside giunge al 30% circa, viene innescata la crescita delle foglie e delle radici.

L'assorbimento dell'acqua avviene nel terreno, in particolare tramite l'idrolisi dell'amido. A partire da quest'ultimo, che si trova nel magazzino delle sostanze nutritive, vengono messi a disposizione zuccheri più semplici per la piccola piantina.

Volendo usare termini informatici, il sistema operativo della graminacea si chiama meristema. Una parte si trova sull'apice del culmo e funziona come sensore: registra le condizioni esterne per fornire istruzioni di crescita alla pianta. Un'altra parte del meristema si trova in corrispondenza di ogni ascella di ciascuna foglia (ovvero dove nascono nuove foglie). Infine, in corrispondenza di ogni internodo, c'è un meristema intercalare, il cui fine è "allungare" la pianta verso l'alto appena comincia l'infiorescenza.

Mais (Expo 2015: padiglione del Kazakhstan)

Trovate molto di più di quanto ho qui sinteticamente riportato, nell'ottimo libro di Stefano Bocchi, "Zolle - storie di tuberi, graminacee e terre coltivate" (Raffaello Cortina editore). Come ben scrive l'autore, il libro vi servirà soprattutto per comprendere i "futuri problemi di produzione alimentare, cura del territorio, alimentazione, uso sostenibile delle risorse".

Walter Caputo (autore anche delle foto di questo articolo)

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